Ci presentiamo

venerdì 26 febbraio 2016

LA CONVIVENZA TRA DIVERSE RELIGIONI

LA CONVIVENZA TRA DIVERSE RELIGIONI

Al mondo sono presenti svariate religioni le principali sono:


  • CRISTIANA: divisa a sua volta in Cattolici, Protestanti, Ortodossi, Anglicana e Orientali; ma esistono altre 56 chiese e 127 istituzioni cristiane minori.
  • MAOMETTANA: l’ Islam è il maggiore, diviso tra credenti sunniti, sciiti e kharigiti.
  • EBREA: divisa in tre correnti.
  • INDUISTA: divisa in due grandi correnti.
  • BUDDISTA: divisa in tre grandi dottrine.
  • TAOISTA.
  • CONFUCIANA.

I DIVERSI APPROCCI TRA STATO E RELIGIONE
Al mondo ci sono circa 196 stati, e ognuno di essi ha una politica differente con la religione. Ci sono stati laici, oppure stati che traggono dalla religione molte norme e nozioni fondamentali per la vita di ogni giorno dei propri cittadini.

La nostra costituzione a proposito del rapporto tra religione e stato si esprime in questo modo:
Articolo 8:
Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.
Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.
I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
Purtroppo in molti stati è presente una religione “predominante” e, inoltre coloro che governano non intendono ammorbidire queste norme che porterebbero solo ad una convivenza più tranquilla.
Su questo problema si è espresso il papa con una frase che lascia speranza, ma nulla può se gli altri capi religiosi non condividono o sono pienamente d’ accordo.
Il papa si è espresso cosi: «La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile».


MA A COSA PORTEREBBE UNA PACIFICA CONVIVENZA TRA RELIGIONI? 
Ecco la mia sintesi del discorso di papa Francesco a sarajevo, rivisitato e con l' aggiunta di discorsi fatti dal papa durante la sua attività:

Francesco fa del dialogo, appellandosi con  tutti, non solo con le diverse comunità cristiane e il mondo ebraico, ma anche con le altre religioni a cominciare dall’Islam, la chiave di volta per il perseguimento della giustizia e la costruzione di una pacifica convivenza fra i popoli. «Siamo convinti che per questa via passa la cooperazione per il bene comune e l’edificazione della pace del mondo» ha detto fin dai primi giorni di pontificato.
Già il 20 marzo 2013 si espresse cosi:«nella volontà di crescere nella stima reciproca per favorire il bene dei poveri e la giustizia, per promuovere la riconciliazione... nella comune responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato che dobbiamo amare e custodire».
Nel viaggio in Albania il Papa invece  aveva voluto mostrare come «la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile».
Inoltre ha affermato ciò «il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo e pertanto è un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose».
E dunque il dialogo delle religioni si presenta come «il primo contributo diretto della Chiesa alla causa della pace».In questo discorso ha anche accennato degli “ostacoli” al dialogo, come; «i fondamentalismi da ambo le parti». Inoltre, anche coloro che, come afferma il papa:«esprimono grossolane e poco accademiche generalizzazioni quando parlano dei difetti delle religioni e molte volte non sono in grado di distinguere che non tutti credenti – né tutte le autorità religiose – sono uguali» .
Un ulteriore contrasto è causato dalle generalizzazioni, che troppo spesso condizionate anche da certe amplificazioni mediatiche.
Queste soggiacendo ad altri interessi, legati ai rapporti di potere esistenti, tendono a sminuire l’opera di dialogo lasciando credere che le differenze di credo sono incompatibili e che religione e violenza siano una cosa sola. Fomentando così la chiusura e l’inerzia mentale, la paura di cambiare e patologiche idiosincrasie, alimentano anziché la «cultura dell’incontro» la «cultura del disprezzo»,
Il riferimento alla contemporaneità è una chiave ermeneutica per la lettura di questo testo,  perché è anche attraverso l’incontro e il dialogo con l’altro, religiosamente diverso da noi, che si può acquisire una matura coscienza della nostra identità religiosa ed ecclesiale.
Francesco ha operato in questa prospettiva un deciso «balzo in avanti»: «Fare il dialogo tra persone religiose di diverse appartenenze non riguarda solo la teologia: si parla di esperienza religiosa» nell’orizzonte dei rapporti quotidiani tra i credenti che sono chiamati al rispetto reciproco e alla conoscenza comune, come ha rilevato nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Istanbul. Il papa delinea perciò il dialogo interreligioso come processo di incontro umano e dà un accento particolare, familiare a ciò che nell’ insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica si chiama «dialogo di vita».
Nel contesto del dialogo interreligioso e nella consapevolezza dell’esigenza, l’esortazione menziona espressamente con più forza, rispetto al documento di cinquant’ anni fa, l’importanza delle relazioni dei cristiani con i credenti dell’Islam, orientando le sue riflessioni verso una proposta pratica. Proposta che si radica nel riconoscimento che «il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono a ogni violenza», senza dimenticare che essi, come i credenti dell’ebraismo, «professando la fede di Abramo adorano con noi un unico Dio misericordioso»
Seppure i paragrafi che parlano espressamente dell’incontro islamo-cristiano sono pochi, tutta l’esortazione è un documento di dialogo: lo propone e lo pratica. Le dinamiche chiave sono la «comprensione» e l’«apertura», atteggiamenti fondamentali per il dialogo e dinamiche che permettono alla verità di manifestarsi nella carità. L’apertura che richiede il coraggio di vedere Dio  nella storia della salvezza, il dialogo di vita che è la condivisione, non solo degli spazi comuni e delle responsabilità, ma anche della nostra esperienza quotidiana. La comprensione dell’altro che significa anche esplicitare e assumere, come punto di riferimento per i coinvolgimenti, le «preoccupazioni» degli altri . Ancora più accorato, a Gerusalemme, il 26 maggio 2014, Francesco aveva fatto appello al secondo principio del dialogo: «Impariamo a comprendere il dolore dell’altro!». Perciò, seguendo il modello di Cristo, chiede ai cristiani la vicinanza a tutti.
La via per manifestare l’atteggiamento di apertura per il dono della pace è infatti anche la preghiera nella condivisione e nella collaborazione fattiva con le altre confessioni. Il Papa ha messo in luce questo dinamismo dicendo che «la pace è un dono, un dono che si merita con il nostro lavoro, ma è un dono». La conseguenza di questo senso per la gratuità del risultato è «che insieme con la strada del negoziato – che è molto importante –, del dialogo – che molto è importante – c’è anche quella della preghiera», come ha affermato Francesco commentando l’incontro interreligioso di preghiera per la pace svoltosi l’8 giugno dello scorso anno in Vaticano definendo ciò la «Porta della preghiera». Se aprire questa porta è ammettere che i frutti di tale impegno sono regalati da Dio, non vedere questa porta aperta non indica la sua chiusura. Forse «il fumo delle bombe, delle guerre non lascia vedere la porta, ma la porta è rimasta aperta da quel momento». Questa porta per i cattolici non è perciò una pia illusione e non è un’opzione. Uniti al pastore della Chiesa universale, per primi abbiamo ciascuno il dovere di cercarla e di attraversarla con la pratica quotidiana nella condivisione aperta agli altri.

venerdì 19 febbraio 2016

#unmondopiùgiustoesolidale

UN MONDO PIÙ GIUSTO E SOLIDALE
Vogliamo dare il nostro contributo per allontanare il terrorismo, l’odio, i conflitti armati. Le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce. Nella consapevolezza di interpretare il sentimento più profondo di ogni essere umano. La storia ha conosciuto e continua a conoscere uomini e donne che, proprio in quanto credenti, si sono distinti come testimoni di pace. Con il loro esempio ci insegnano che è possibile costruire tra gli uomini e  popoli ponti per incontrarsi e camminare insieme sulle vie della pace.
Tragici conflitti sono spesso derivati dall'ingiusta associazione della religione con interessi nazionalistici, politici, economici o di altro genere.  E' doveroso che persone e comunità religiose manifestino il ripudio della violenza. Non v’è finalità religiosa che possa giustificare la pratica della violenza dell'uomo sull'uomo.  



L'inferno delle guerre di religione
le guerre di religione sono come un inferno. Si è visto uccidere in nome di Dio, il medesimo che ha detto attraverso la Bibbia che siamo tutti fratelli. le guerre di religione nacquero proprio per l'intolleranza e il fanatismo che sorsero all'interno delle varie confessioni cristiane, che sfociarono in lotte sanguinose. In realtà i motivi di questi conflitti furono ben altri, anche perché non si può uccidere in nome di Dio. Ma la storia ci insegna che i conflitti che hanno come motivazione superficiale la religione, sono poi quelli più violenti, perché si scatenano istinti brutali dell'uomo che annullano la sua razionalità. Quante vittime hanno fatto i crociati in nome di Dio, lottando in verità per i propri interessi. Così anche per quanto riguarda le guerre di religione possiamo scovare i motivi veri, che sono stati poi confusi o associati a motivi religiosi.

Le guerre di religione d'oggi: la Jihad
la jihad è la guerra interiore che ciascuno combatte per essere un migliore musulmano. Però lo stesso Maometto aveva investito alcune autorità religiose, i muezzin, del potere di proclamare fatwe, cioè comandamenti, indicazione da seguire. Così nel periodo di espansione degli arabi, un califfo ha pensato bene di far proclamare una fatwa funzionale al suo progetto di conquista: la guerra santa andava combattuta non nel foro interiore, ma in quello esteriore. Quindi la jihad si trasformava da guerra interiore a guerra all'infedele, chiunque esso fosse. Da allora questa concezione di jihad ha sostituito la precedente e oggi, nonostante siano passati più di mille anni, continua a far danni. Si perché oggi il terrorismo islamico si basa proprio su questa concezione di jihad: bisogna uccidere l'infedele, a qualsiasi costo. La promessa è quella del paradiso islamico alla morte, cioè una sorta di locus amoenus. È facile quindi cadere preda di questo estremismo, perché questa non è religione, semmai è una sua strumentalizzazione. Non credo che Allah abbia mai ordinato di uccidere l'infedele. Tutti gli infedeli sono potenzialmente mire di questa furia omicida.
Tali estremismi sono anche in parte favoriti dagli stati islamici teocratici, dove la laicità che venne affermata in Europa nel 1648 non viene neanche presa in considerazione, come anche il principio della libertà religiosa, calpestato in nome di Allah.
 La tolleranza, poi, è anch'essa rifiutata, visto che i cristiani (o i professanti di altre religioni) vengono uccisi in alcune zone per la loro fede dagli islamici (Indonesia, Sudan, tanto per citare qualche esempio). Non voglio adesso, come detto in precedenza, accusare tutta la comunità islamica né tanto meno innalzare su un gradino di superiorità l'Europa, che nella sua storia passata si è resa protagonista di massacri in nome del cattolicesimo (non siamo stati forse noi a massacrare gli indios, a convertire a forza gli ebrei, a uccidere in nome di Dio durante le crociate?). La mia sola speranza, da futuro cittadino del mondo, è quella che ogni estremismo, religioso o politico, sparisca e che ognuno, pensando con la propria testa, non accetti nulla che abbia un carattere dogmatico ma ragioni e rifiuti l'estremismo. Non scordiamoci che in Europa, pur essendo finite le guerre di religione, sono state combattute nel '900 guerre per gli ideali come fascismo, nazismo, ecc, anch'essi accettati in maniera dogmatica come lo è stato la religione.

Baletti Sara, Paolo Delle Vedova, Sofia Lanfranchi  
CONVIVENZA TRA CULTURE E RELIGIONI DIVERSE

«La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile». (Papa Francesco)


Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre.(Gandhi)


Le differenze reali di tutto il mondo oggi non sono tra ebrei e arabi; protestanti e cattolici; musulmani, croati, e serbi. Le differenze reali sono tra coloro che abbracciano la pace e coloro che vorrebbero distruggerla; tra coloro che guardano al futuro e coloro che si aggrappano al passato; tra coloro che aprono le loro armi e le persone che sono determinati a ripudiarle.(William J. Clinton)


“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli.”
MARTIN LUTHER KING


Testimonianze di persone di origine e religione diversa conosciute in tutto il mondo con uno stesso ideale di convivenza e pace ….. nonostante questo nel mondo si continuano a ripetere atti di violenza tra religioni diverse e culture diverse …...


La diversità e la non conoscenza spaventano. Le soluzioni di fronte a questa paura possono essere due: Chiudersi in sè o aprirsi al nuovo e assorbirne gli aspetti positivi:


-Chi sceglie la prima strada si convince che la sua realtà è "superiore", che tutto ciò che non conosce la può intaccare e la difende in modo cieco e sterile, a suon di colpi d'arma da fuoco, di integralismo, di banalità. Di questa categoria fanno parte tanto gli integralisti islamici quanto gli italiani terrorizzati dagli stranieri nel nostro paese, quelli che si nascondono dentro le frasi fatte del tipo "vengono qui e ci rubano il lavoro". Quelli che non hanno mai messo piede in Chiesa, ma impallidiscono se si parla di togliere il crocifisso dagli edifici pubblici. Quelli che tappezzano i muri delle nostre città di scritte che sono un insulto alla dignità umana.


-L'altra soluzione, quella dell'apertura e dell'arricchimento, è invece quella praticata da chi sa che il mondo ha mille colori e sfumature, tutti talmente belli che sarebbe un peccato non conoscerli. Di questa categoria fanno parte coloro che sono sempre alla ricerca del confronto, quelli che assaggiano le cucine straniere, quelli che leggono i libri di autori sconosciuti per cercare di capire certi meccanismi e certe mentalità. Quelli che viaggiano con la mente aperta, che assaporano i profumi. Solo nella convivenza pacifica è possibile percorrere la seconda strada, confrontarsi realmente e permettere che le culture si integrino e si arricchiscano vicendevolmente.


Fatti accaduti realmente come Le Crociate e le guerre europee di religione fanno parte della storia mondiale.
Se consideriamo solo la seconda parte del secolo XX, constatiamo che la violenza interreligiosa nel mondo si è diffusa molto. Violenza fra indù e musulmani in India, fra buddisti e indù nello Sri Lanka, fra cristiani e musulmani nelle Filippine, in Indonesia e nella ex Jugoslavia, violenza infra-cristiana in Irlanda, fra ebrei e musulmani in Medio Oriente, fra buddisti e cristiani in Birmania. ci sarebbero molti altri fatti da citare ma la lista sarebbe lunghissima …… comunque voglio dire che sotto tutta questa violenza “religiosa” in realtà ci sono e ci sono stati sempre degli altri interessi:


Esistono sempre cause socioeconomiche e politiche al fondo dei conflitti religiosi 
La religione li giustifica e vi aggiunge sue proprie ragioni. Per questo, adotteremo qui un approccio ampio nello sforzo di capire la violenza religiosa.A volte, la stessa religione può diventare causa di divisione e di conflitto. Ogni religione ha gruppi fondamentalisti. Fondamentalisti sono i difensori di quegli elementi che essi definiscono i fondamenti della loro religione, quando sentono che sono attaccati.
Sistemi di pregiudizio. Ad accentuare questo stato di malessere, che si traduce nel rifiuto o nell'emarginazione di chi appartiene ad altre etnie e culture, concorre, in misura determinante, l'esistenza di sistemi di pregiudizio, che hanno ascendenze storico-sociali remote e che si sono sedimentati nel profondo delle coscienze dando vita a processi mentali e a strutture comportamentali. Le difficoltà di incontro e di dialogo tra culture diverse non sono addebitabili soltanto alla cattiva volontà dei singoli, ma vanno fatte risalire a fenomeni più complessi tanto di ordine strutturale che culturale. Discriminazione e razzismo sono, in ultima analisi, riconducibili alla persistenza del pregiudizio etnocentrico.

venerdì 12 febbraio 2016

ATTACCHI TERRORISTICI

Canclini Alberto                                                   2^C C.A.T.
Lanfranchi Simone                                              anno scolastico 2015/2016
Lucca Tiziano
ISIS
I tagliagole dell'Isis ormai sono famosi per i loro crimini. Ma ogni volta che qualcuno che ha toccato con mano quella violenza racconta nuovi particolari, lo sgomento per simili brutalità cresce ancor di più.Una giovane donna irachena della minoranza yazida ha implorato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di sconfiggere lo Stato islamico, descrivendo nei minimi dettagli le torture e gli stupri subiti nei tre mesi in cui è stata nelle mani dei jihadisti come "bottino di guerra". Lo Stato islamico vede come il fumo negli occhi gli yazidi, considerati fedeli del diavolo perché la loro fede contiene elementi di cristianesimo, zoroastrismo e islam. Gran parte della popolazione yazida, circa un milione e mezzo di persone, è stata costretta ad abbandonare le proprie case e vive nei campi profughi allestiti nel Kurdistan iracheno. Nell'estate 2014 i jihadisti catturarono circa 5mila uomini e donne, 2mila sono riusciti a fuggire mentre 3mila restano nelle mani dei tagliagole."Lo stupro è stato usato per distruggere le donne e le ragazze, per assicurarsi che non potessero mai più condurre una vita normale", ha detto la 21enne Nadia Murad Basee Taha al primo incontro sul traffico di esseri umani. "Lo Stato islamico ha trasformato le donne yazide in carne da trafficare", ha aggiunto. Poi ha raccontato di essere stata rapita lo scorso agosto dal suo villaggio in Iraq e portata in pullman in un edificio nella roccaforte dello Stato islamico, Mosul, dove migliaia di donne e bambini vengono scambiati dai militanti come doni.Pochi giorni dopo, fu portata via da un uomo. "Mi ha costretta a vestirmi e truccarmi, poi quella notte terribile, l'ha fatto. Mi ha costretta a servire nella sua fazione militare, mi ha umiliata ogni giorno", ha raccontato. Ovviamente la ragazza ha tentato di fuggire, ma una guardia l'ha fermata. "Quella notte mi ha picchiata, mi ha chiesto di togliermi tutti i vestiti. Mi ha messa in una stanza con le guardie, poi hanno cominciato a commettere il loro crimine, e dopo sono svenuta", ha proseguito di fronte ai 15 membri del Consiglio di sicurezza. Fortunatamente, dopo mille peripezie e violenze, nonché l'uccisione (ad opera dei jihadisti), di diversi suoi fratelli, è riuscita a fuggire e ora vive in Germania.Le Nazioni unite sostengono che lo Stato islamico abbia messo in atto un vero e propriogenocidio nel tentativo di eliminare la minoranza yazida. Proprio per questo hanno chiesto al Consiglio di sicurezza di portare la questione alla Corte penale internazionale. In una nota, ieri il Consiglio ha condannato il traffico di persone da parte dello Stato islamico e altri gruppi: "Certi atti associati al traffico di persone nel contesto dei conflitti armati possono costituire crimini di guerra".
I PIU' BRUTTI ATTACCHI TERRORISTICI MESSI IN ATTO...
SCORDARE QUESTE BRUTTEZZE PER MIGLIORARE LA CONVIVENZA RELIGIOSA


10 atti terroristici di cui 8 di matrice islamica (4 compiuti in Francia) che hanno causato la morte di 421 persone innocenti: bastano per mettersi in testa una volta per tutte che quella dichiarata al Vecchio Continente è una guerra di religione?
1) Come in un circolo vizioso, la saga dell'orrore comincia proprio nella capitale francese: 25 gennaio 1995, implode la fermata della metropolitana di Saint-Michel. L'ordigno provoca 8 vittime, dietro c'è la mano di estremisti algerini.
2) Irlanda del Nord, 15 agosto 1998: un'organizzazione affine all'Ira (Irish Republican Army) rivendica la morte di 29 cittadini di Omagh, nella provincia dell'Ulster, travolti dall'esplosione di un'autobomba.
3) Madrid, mega attentato dell'11 marzo 2004, il più sanguinoso mai accaduto finora in Europa: dieci esplosioni su quattro treni diversi, 191 morti e più di 2.000 feriti. Uno sterminio targato Al Qaeda.
4) Il 7 luglio 2005 quattro kamikaze sbarcano a Londra e si immolano a bordo di tre convogli e un bus, trascinando nell'aldilà 56 civili.
5) A Oslo, il 22 luglio 2011, l'estremista di destra Anders Behring Breivik uccide 8 persone innescando una bomba nei pressi della sede del governo norvegese e poi spara a 69 studenti di un campus estivo organizzato dal partito laburista sull'isola di Utoya.
6) Torniamo in Francia, 11 marzo 2012: Mohamed Merah, franco-algerino di fede musulmana, assassina 3 militari a Tolosa e a Montauban e otto giorni più tardi irrompe in una scuola ebraica freddando 3 studenti e una docente.
7) A Burgas, in Bulgaria, perdono la vita in un'esplosione 5 turisti israeliani il 18 luglio 2012. La pista porta agli Hezbollah.
8) Ebrei sempre nel mirino: 24 maggio 2014, nel museo ebraico di Bruxelles il franco-algerino Mehdi Nemmouche uccide 4 visitatori, di cui 2 israeliani.
9) Arriviamo al blitz congiunto dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, inviati dell'Isis, nella redazione parigina di Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015: 12 morti. Due giorni dopo, nel supermercato kosher di Porte de Vincennes, le vittime sono 8.
10) Infine, nella notte tra il 13 e il 14 novembre, i 130 defunti del teatro di guerra di Parigi. A chiusura di un cerchio che sembra infinito.Attentati del 13 novembre 2015 a Parigi
ATTENTATO A PARIGI...SHOCK!!!
Gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi sono stati una serie di attacchi terroristici sferrati da gruppi armati ricollegabili all'autoproclamato Stato Islamico, comunemente noto come ISIS, che ha in seguito rivendicato i fatti: gli attacchi armati si sono concentrati nel I, X e XI arrondissement di Parigi e allo Stade de France, a Saint-Denis, nella regione dell'Île-de-France. Gli attentati sono stati compiuti da almeno otto persone fra uomini e donne, responsabili di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in diversi luoghi pubblici della capitale francese, fra le quali la più sanguinosa è avvenuta presso il teatro Bataclan, dove sono rimaste uccise ottantanove persone. Si è trattato della più cruenta aggressione in territorio francese dalla seconda guerra mondiale e del secondo più grave atto terroristico nei confini dell'Unione europea dopo gli attentati dell'11 marzo 2004 a Madrid. Mentre gli attacchi erano ancora in corso, in un discorso televisivo il presidente francese François Hollande ha dichiarato lo stato di emergenza in tutta la Francia e annunciato la temporanea chiusura delle frontiere. Il contesto storico dell'attacco dall'inizio del 2015 la Francia è vittima di numerosi attentati terroristici di matrice islamica, compiuti da affiliati o sostenitori di Al-Qaida e dello Stato Islamico. A gennaio erano stati attaccati la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, e un supermercato kosher, a Porte de Vincennes. Negli assalti, compiuti dai fratelli Kouachi e da Amedy Coulibaly, erano rimaste uccise diciassette persone. In seguito si verificarono altri attacchi di minore gravità: in febbraio tre militari furono accoltellati a Nizza da Moussa Coulibaly, cittadino francese di origine africana; ad aprile una donna, Aurélie Châtelain, fu assassinata dallo studente algerino Sid Ahmed Ghlam, il quale aveva inoltre pianificato un attacco alla chiesa di Villejuif, a Parigi; a giugno il trentacinquenne Yassin Salhi, di origini marocchine, uccise e decapitò il proprio datore di lavoro, per poi fotografarsi insieme alla testa mozzata della vittima e inviare la fotografia in Siria tramite WhatsApp. Infine, il 21 agosto un attacco su un treno ad alta velocità proveniente da Amsterdam e diretto a Parigi fu sventato da tre marines americani in vacanza e un cittadino britannico che riuscirono a bloccare il terrorista, il ventiseienne Ayoub al-Qahzzani, poco prima che aprisse il fuoco con il suo kalascinokov.


L'ISIS E NON SOLO; SONO AGGREGAZIONI ESALTATE DELLA GUERRA E FAREBBERO DI TUTTO PER UCCIDERE QUALCUNO...L'ISIS IN PARTICOLARE HA USATO LA RELIGIONE COME STRUMENTO DI GUERRA MA IN REALTA' E' TUTTA UNA FINZIONE......
Oggi 27 gennaio 2016 si ricorda la liberazione degli schiavi  ebrei ad Auschwitz dalla persecuzione dei nazisti...oggi come mai "Ricordare per non dimenticare"

La guerra è sempre stata un atto di violenza nei confronti di altre persone e oggi come mai dobbiamo renderci conto della  sua pericolosità. Ed è per questo che la convivenza pacifica tra le religioni deve essere un qualcosa di fondamentale per vivere nella serenità senza provare odio nei confronti di qualcun altro. Nei nostri tempi chi insulta un’altra persona per difendere i propri diritti e doveri nei confronti di una persona non dello stesso colore della pelle si dice che è razzista mentre una volta chi decideva di difendere il territorio e quindi i propri diritti e doveri era un eroe. Nessuno è contrario nell’ospitare persone extracomunitarie ma queste persone non devono infrangere le leggi perché vittime di guerra o per motivi con cui hanno dovuto lasciare la loro terra di origine ed è per questo che nasce l’odio razziale e non per altro…. E ribadisco che la convivenza religiosa ma in maggior modo tra le persone vere e proprie deve essere ottimale per convivere pacificamente.

CONVIVENZA TRA ETNIE

Lavoro di Isaia davide Landl,Massimo Canclini e Alex Sosio

Convivenza tra etnie

Chi visita la città di Roma può avere l’occasione di vedere sia la basilica di San Pietro, tempio della cristianità cattolica, sia la più grande moschea d’Europa. La presenza a Roma di questi due edifici di culto è emblematica di quello che accadeva oggi nel mondo occidentale: nelle metropoli odierne è infatti possibile incontrare persone che professano religioni e appartengono a culture ed etnie diverse. Tale convivenza pacifica è possibile solo grazie alla reciproca tolleranza. La tolleranza consiste nel riconoscere la legittimità delle idee, dei comportamenti, della religione altrui. Il principio di tolleranza, da un atto, risponde al dovere di rispettare di ciascuno le convinzioni di ciascuno,dall'altro, impone di valutare se tutte le scelte di vita siano accettabili o se alcune debbano essere vietate in quanto condurrebbe alla fine della convivenza pacifica.


Secondo una prospettiva classica del beneficio della tolleranza vanno esclusi coloro che non sono tolleranti.
Il grado di tolleranza raggiunto nei diversi luoghi del mondo è legato alla storia di ogni paese: gli Stati Uniti sono cresciuti tramite l’afflusso di persone di etnia, cultura, religione diverse e perciò la varietà culturale e religiosa è sempre stata una loro costante. Altri paesi con una identità meno “variegata”, come per esempio l’Italia e la Francia, si sono trovati meno preparati a fare i conti con ondate migratorie di cittadini che appartengono a confessioni religiose diverse dalla propria. Il problema della tolleranza necessita dunque di soluzioni differenziate, da sperimentare di volta in volta.
La pratica della tolleranza religiosa è molto antica. L’Impero romano ne rappresenta un forte esempio: in esso erano molto diversi da quelli tradizionali, i quali venivano repressi solo nel caso in cui – come avvenne contro i cristiani – fossero considerati pericolosi per lo Stato. Nell'Europa dell’Alto Medioevo si verificarono invece numerosi casi di intolleranza religiosa, per esempio tra ariani e cattolici e tra cattolici ed ebrei. Riguardo a quest’ultimo caso, è opportuno osservare che vi furono aree in cui si manifestarono episodi di antisemitismo e altre dove fu possibile una coesistenza pacifica.
Nei paesi conquistati dai musulmani l’atteggiamento generalmente fu improntato alla tolleranza poiché il Corano vieta di forzare alla conversione. Non pochi tra i governanti musulmani, tuttavia,, esercitavano pressi più o meno forti sui sudditi cristiani perché si convertissero.

In ogni caso, l’ebraismo e il cristianesimo, ossia le religioni del Libro, furono di norma ben tollerate, benché l’adesione a esse comportasse delle restrizioni sul piano civile e il pagamento di una tassa supplementare. I cristiani di Sicilia e di Spagna, per esempio, vennero trattati dagli Arabi con tolleranza, in un clima di curiosità intellettuale. Le divergenze religiose non impedirono gli scambi culturali, sia all'interno dei paesi europei sottoposti all'islam sia altrove; neppure gli scambi economici furono del tutto impediti da queste differenze, ma mercanti europei circolavano nei paesi islamici del Nord Africa e del Vicino Oriente, mentre mercanti musulmani facevano la loro comparsa in Europa.

CONVIVENZA PACIFICA TRA LE RELIGIONI - è davvero possibile?

Silvia Giacomelli e Alice Tantardini
CONVIVENZA PACIFICA TRA LE RELIGIONI
E’ davvero possibile?


<<Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignità dell’uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà religiosa di tutti. La pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunità appartenenti a religioni diverse è non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile>>
Papa Francesco, 21 settembre 2014


pace.jpg

UNA CRONOLOGIA DEGLI ULTIMI ATTACCHI TERRORISTICI IN EUROPA
  • 25 luglio 1995: una bomba nella stazione di Saint-Michel della metropolitana di Parigi uccide otto persone e ne ferisce 150. L’attentato fu parte di una serie di attacchi rivendicati dal gruppo islamico armato dell’Algeria.
  • 15 agosto 1998: una bomba posizionata dai ribelli dell’Irish Republican Army uccide 29 persone nella città di Omagh, nell’attacco più mortale del conflitto decennale tra cattolici e repubblicani nell’Irlanda del Nord.
  • 11 marzo 2004: una serie di bombe posizionate sui binari e sui treni regionali di Madrid nelle stazioni di Atocha, El Pozo, Santa Eugenia uccidono 191 persone.
  • 7 luglio 2005: sono 52 i pendolari uccisi in quattro attentati suicidi che colpiscono tre diverse stazioni della metropolitana e un autobus a Londra.
  • 22 luglio 2011: l’estremista antislamico Anders Behring Breivik uccide 69 persone in una sparatoria dell’isola di Utoya, in Norvegia e altre otto con una bomba artigianale a Oslo.
  • 2 novembre 2011: gli uffici della redazione di Charlie Hebdo a Parigi sono distrutti da una bomba molotov dopo la pubblicazione di una vignetta satirica sul profeta Maometto, nessun ferito.
  • 11-19 marzo 2012: un uomo armato che afferma di avere legami con Al Qaeda uccide tre studenti ebrei, un rabbino e tre militari a Tolosa, nel sud della Francia.
  • 22 maggio 2013: due estremisti di Al Qaeda uccidono a colpi machete un soldato di ventiquattro anni reduce dell’Afghanistan a Londra.
  • 24 maggio 2014: quattro persone sono uccise al museo ebraico di Bruxelles per mano di un uomo armato di kalashnikov. L’accusato è un ex militare francese legato al gruppo terroristico stato islamico in Siria.
  • 7 gennaio 2015: alcuni uomini armati hanno attaccato con armi da guerra la redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo a Parigi in Francia. Il bilancio delle vittime è di almeno dodici morti e dieci feriti di cui alcuni gravi.
  • 13 novembre 2015: alcuni gruppi armati dell’ISIS a Parigi sono responsabili di tre esplosioni nei pressi dello stadio e di sei sparatorie in diversi luoghi pubblici, fra le quali la più sanguinosa è avvenuta presso il teatro Bataclan. Negli attacchi sono rimaste uccise 130 persone e 368 feriti, di cui 80 portati in ospedale in gravi condizioni.




In seguito all’ultimo attentato di Parigi, numerosi musulmani sono scesi in piazza per manifestare contro lo Stato Islamico. L’hashtag che hanno lanciato “#notinmyname” (non nel mio nome) ha voluto significare che non tutti i credenti in Allah sono terroristi.






☮ INSIEME PER LA PACE ☮


  • 27 ottobre 1986, Assisi: Papa Giovanni Paolo II e i rappresentanti delle diverse chiese e comunioni cristiane si riuniscono per la giornata mondiale di preghiera per la pace.


  • 24 gennaio 2002, Assisi: nuovamente Giovanni Paolo II e i rappresentanti delle varie religioni del mondo si riuniscono per pregare insieme per la pace.


  • 24 febbraio 2002: il Papa scrive una lettera ai capi di stato e di governo delle numerose nazioni che erano rappresentate dagli esponenti religiosi durante la giornata mondiale di preghiera per la pace.






IL DECALOGO DI ASSISI PER LA PACE


1. Ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo si oppongono al vero spirito religioso e, condannando qualsiasi ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, ci impegniamo a fare tutto il possibile per sradicare le cause del terrorismo.


2. Ci impegniamo a educare le persone al rispetto e alla stima reciproci, affinché si possa giungere a una coesistenza pacifica e solidale fra i membri di etnie, di culture e di religioni diverse.


3. Ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, affinché si sviluppino la comprensione e la fiducia reciproche fra gli individui e fra i popoli, poiché tali sono le condizioni di una pace autentica.


4. Ci impegniamo a difendere il diritto di ogni persona umana a condurre un'esistenza degna, conforme alla sua identità culturale, e a fondare liberamente una propria famiglia.


5. Ci impegniamo a dialogare con sincerità e pazienza, non considerando ciò che ci separa come un muro insormontabile, ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con la diversità degli altri può diventare un'occasione di maggiore comprensione reciproca.


6. Ci impegniamo a perdonarci reciprocamente gli errori e i pregiudizi del passato e del presente, e a sostenerci nello sforzo comune per vincere l'egoismo e l'abuso, l'odio e la violenza, e per imparare dal passato che la pace senza la giustizia non è una pace vera.


7. Ci impegniamo a stare accanto a quanti soffrono per la miseria e l'abbandono, facendoci voce di quanti non hanno voce e operando concretamente per superare simili situazioni, convinti che nessuno possa essere felice da solo.


8. Ci impegniamo a fare nostro il grido di quanti non si rassegnano alla violenza e al male, e desideriamo contribuire con tutte le nostre forze a dare all'umanità del nostro tempo una reale speranza di giustizia e di pace.


9. Ci impegniamo a incoraggiare qualsiasi iniziativa che promuova l'amicizia fra i popoli, convinti che, se manca un'intesa solida fra i popoli, il progresso tecnologico espone il mondo a crescenti rischi di distruzione e di morte.


10.Ci impegniamo a chiedere ai responsabili delle nazioni di compiere tutti gli sforzi possibili affinché, a livello nazionale e a livello internazionale, sia edificato e consolidato un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia


FONTE: LIBRERIA EDITRICE VATICANA